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ALBANO SEGURI dal dopoguerra agli anni Cinquanta
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ALBANO SEGURI dal dopoguerra agli anni Cinquanta

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Cod: 978-88-7495-483-4

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Albano Seguri
Dal dopoguerra agli anni Cinquanta: la stagione dei grandi cambiamenti

di Gianfranco Ferlisi

pag. 80 - euro 15,00
cm 20x27 - ill. a colori
978-88-7495-483-4

Ad Albano Seguri (1913-2001) sono già state dedicate importanti mostre antologiche in prestigiosi musei e gallerie pubbliche. La rassegna che si inaugura stavolta presso la sede Iveco di Suzzara, intende però rendergli uno speciale omaggio nel centenario della nascita.
Saranno così esposte 13 sculture e oltre quaranta dipinti inediti realizzati negli anni Cinquanta: il periodo più felice della lunga carriera creativa di Seguri, che ottenne in quegli anni riconoscimenti importanti, come la doppia partecipazione alla Biennale di Venezia (1952 e1956) e i quattro inviti alla Quadriennale di Roma (1952, 1956, 1960 e 1965).
Si tratta di una attenta selezione di opere che pongono l’accento su un momento di radicale cambiamento linguistico-espressivo, opere scelte fra la sua vasta produzione realizzata dal dopoguerra sino alla soglia degli anni Sessanta, attraverso un file rouge in cui una estremità si lega agli anni in cui alla Biennale del 1948 Marchiori presentava il Fronte Nuovo delle Arti e Suzzara inventava il Premio, toccando il periodo del neorealismo e dell’esplicito impegno civile e antifascista.
Le opere si soffermano lungo i successivi cambiamenti linguistici quando molteplici orientamenti figurali lo portano a reinventare il modello plastico della tradizione.
Perché la questione, allora, non era il possesso del mestiere ma il possesso di una lingua adeguata per plasmare il corpo vivo della materia con la più libera immaginazione, per sfrondarla dal suo corollario di eloquenza cerimoniale e di retorica.
Siamo di fronte a sculture con le anatomie sempre più stravolte ma in cui l’artista sa coniugare una stretta dialettica con l’antica artigianalità del mestiere: potenza plastica più ispirata carnalità. In queste opere la bizzarrìa dello scultore riesce a contenere l’estrosità in una forza chiusa, in un equilibrio difficile fatto di masse solide e di improvvise aperture di spazi, che si risolvono in architettura di nuovi ritmi, senza perdere di concretezza naturale.
Il catalogo riproduce le opere in mostra, rendendo un doveroso omaggio ad uno dei più importanti artisti mantovani del Novecento.





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