di Giacomo Bazzi
Prezzo: euro 10,00 Pagine: 48 Formato: cm 15x21
Per descrivere in poche righe la storia narrata in questo libro autobiografico è necessario partire dal titolo; dal fondo del titolo, per essere precisi: la Ca' Nuova è la corte di campagna in cui Giacomo Bazzi ha scelto di passare la seconda parte della sua esistenza, quella più serena e legata alla famiglia, al matrimonio, ai figli. Ma cos'era invece la Ca' Rossa? Chiedetelo a un reduce di Cefalonia, a qualcuno che sia scampato dall'eccidio nazista ai danni della nostra Divisione Acqui di stanza sull'isola greca, che dopo l'otto settembre - primo, vero episodio della Resistenza - si rifiutò di consegnarsi ai tedeschi. Giacomo Bazzi, classe 1922 di Castel Goffredo, era uno di quelli. Presso l'edificio chiamato Ca' Rossa i militari hitleriani delle SS di montagna, arrivati a Cefalonia di rinforzo ai camerati già presenti, hanno fucilato centinaia di soldati italiani. Senza sosta, senza pietà. Bazzi racconta quella storia, certo, ma parte dagli anni precedenti. Anni di miseria e di fame nera, ricordi di un bambino di nove anni costretto a fare il "famiglio", cioè a vivere e lavorare nei campi di qualche padrone terriero, spesso senza troppi scrupoli. I ricordi di Bazzi sono rinforzati da frasi dialettali che accentano le emozioni; l'espressione "a pancia vuota" risuona continuamente, come un mantra dolente. La partenza volontaria per il fronte, quindi, era stato certo anche un modo per garantirsi un pasto sicuro, ma non immaginava - non poteva - di andare incontro a un'epopea di continue sofferenze, di morte incombente scampata tante volte per un soffio. E poi ancora lei, la fame. Prima tappa in Alto Adige, per l'addestramento; Cefalonia quindi, con il suo tremendo tributo di sangue; poi prigioniero tedesco in Polonia in un campo di contentramento (e vittima di un affondamento navale, nel trasferimento); poi sempre in prigionia, ma con un cambio di casacca: nelle steppe russe e poi in un deserto del Kazakistan, "ospite" dell'esercito sovietico. E, finalmente, il ritorno a casa, nel 1946. La narrazione, aiutata nella stesura dai familiari e curata da Carlo Benfatti e Valerio Sometti, è essenziale, secca ed estremamente comprensibile: "Dalla Ca' Rossa alla Ca' Nuova" è un racconto breve che nella sua semplicità racconta ciò che i libri di storia non dicono, la sofferenza e i patimenti di uomini che subiscono gli eventi bellici e rimangono in balìa di essi; la "fame" di Bazzi è un monito da tenere a mente, il suo tenace attaccamento alla vita è un insegnamento.
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